Sanità pubblica in crisi: infermieri e sanitari tutti al limite

In passato, lavorare nella sanità pubblica era sinonimo di stabilità, sicurezza economica e dignità professionale. Oggi, per migliaia di infermieri, ostetriche, infermieri pediatrici, logopedisti e operatori socio-sanitari (OSS), la realtà è ben diversa. Turni massacranti, stipendi insufficienti e zero prospettive di carriera: il posto fisso non è più una garanzia, ma un’illusione che si scontra con la difficoltà di arrivare a fine mese.

E mentre il costo della vita aumenta — affitti, carburante, generi alimentari — i contratti pubblici restano al palo. In alcune regioni italiane, soprattutto al Sud, i turni straordinari sono l’unico modo per raggiungere la soglia dei 1.800 euro. Ma a che prezzo?
Concorsi deserti e professionisti in fuga

Le ASL fanno fatica a trovare personale. A Napoli, la possibile riapertura del Pronto Soccorso del San Giovanni Bosco è ancora bloccata proprio per la difficoltà a coprire i turni: concorsi deserti, graduatorie vuote e scarsissimo interesse da parte di nuovi candidati, a causa di condizioni economiche e lavorative non attratttive.
Molti professionisti preferiscono emigrare in altri paesi europei, dove lo stesso lavoro viene retribuito con il doppio dello stipendio e condizioni migliori. In Germania, un infermiere guadagna in media 2.800 euro netti al mese. In Italia, la metà, con il doppio dello stress.
Il fallimento del mito del posto fisso
Oggi il posto fisso nella sanità pubblica non rappresenta più un sogno. È diventato, per molti, una trappola. Niente avanzamenti di carriera, progressioni verticali riservate ad altri profili, nessun riconoscimento economico per chi lavora nei reparti più complessi o rischiosi.
“Ogni giorno mettiamo la nostra professionalità al servizio degli altri, ma fuori dall’ospedale dobbiamo fare i conti con stipendi che non bastano nemmeno per vivere con dignità. Non è questa la sanità che meritiamo.”
— Luigi Diomaiuto, Referente Provinciale del Nursing Up Napoli.
E intanto cresce il malessere: ansia, burnout, abbandoni silenziosi. La vera emergenza sanitaria non è solo quella dei pronto soccorso affollati, ma di un personale che non ce la fa più.
Serve una svolta
Contratti adeguati, allineati all’inflazione reale.
Incentivi per chi lavora nei reparti critici, notturni e festivi.
Progressioni di carriera anche per il comparto sanitario.
Assunzioni reali, non spot o a tempo determinato.
Restituire dignità al lavoro sanitario è il primo passo per salvare il SSN. Chi cura, ha bisogno di essere curato. Anche economicamente.